Trapianto di fegato
Tre «guide» pratiche a servizio dei pazienti
Le pubblicazioni
Domande e risposte a cura dell’associazione “Amici del trapianto di fegato” e ospedale «Papa Giovanni»
Accompagnare i pazienti nel lungo percorso che si trovano a compiere prima e dopo un trapianto di fegato. È questo l’obiettivo di tre pubblicazioni che l’associazione Amici del Trapianto di Fegato di Bergamo ha stampato con la collaborazione di medici e infermieri dell’ospedale Papa Giovanni XXIII e che saranno presto distribuite (in forma cartacea e digitale) a chi ne farà richiesta. Domande, risposte, suggerimenti e buone prassi da seguire dopo le dimissioni dall’ospedale: le tre pubblicazioni rappresentano una sorta di ampliamento della guida che l’associazione pubblicò nel 2007.
«Il legame che unisce l’ospedale e il trapianto di fegato affonda le sue radici nella storia dei trapianti in Italia, che Bergamo ha contribuito a scrivere in maniera determinante, in particolare in campo pediatrico – ha detto Maria Beatrice Stasi, direttore generale del Papa Giovanni
–. Sul fronte di tali trapianti, il nostro ospedale è tra i centri più attivi d’Europa e per questo abbiamo bisogno che le grandi strutture come la nostra si caratterizzino sempre più per le patologie più complesse. Per farlo serve però una rete ospedaliera che si occupi anche di quelle meno complesse».
Nel 2022 è cresciuto il numero dei trapianti solidi (156 contro i 153 del 2019 e i 147 del 2021); quelli di fegato sono stati 91, conto i 77 dell’anno precedente e i 76 del 2019.
«Le nostre pubblicazioni vogliono essere di aiuto per affrontare le cure e l’intervento in modo consapevole – ha detto il presidente dell’associazione Marco Bozzoli –. Sono strumenti che spiegano, con un linguaggio semplice, il percorso che il paziente affronta, dalla candidatura al trapianto fino alla dimissione, con una particolare attenzione alla ripresa delle attività quotidiane. Le domande contenute nell’opuscolo sono state raccolte negli incontri con i malati in attesa di trapianto».
Stefano Fagiuoli, direttore del Dipartimento Area Medica e della Gastroenterologia 1 – epatologia e trapiantologia, ha ricordato come negli ultimi decenni «siamo passati dalla sopravvivenza al trapianto, al mantenere una buona funzione dell’organo, sino ad oggi, dove l’obiettivo è il reinserimento a pieno titolo del paziente, dandogli per lungo tempo una qualità della vita molto buona. E il materiale sviluppato dall’associazione – ha concluso – permette al paziente di essere protagonista del suo percorso». «Le innovazioni tecnologiche ci consentono di avere un maggior numero di organi disponibile ma, ancora oggi, la donazione di organi da persone decedute resta la sola possibilità di cura per tanti pazienti», ha detto Michele Colledan, direttore del Dipartimento insufficienza d’organo e trapianti e della Chirurgia generale 3.
Da “Eco di Bergamo”
Sergio Cotti