UNA MOSTRA PER Ricordare
Orio al Serio «L’immagine è quella di una donna, che ha ricevuto un organo e che per questo è rimasta in vita dando alla luce un figlio. Se guardiamo questa fotografia, in particolare lo sguardo della mamma, si capisce la forza del grande messaggio di AIDO e ancor più il senso della mostra fotografica inaugurata il 30 giugno, all’interno dell’aeroporto di “Orio al Serio”. Un filo invisibile che ha unito il donatore quando la vita lo ha abbandonato e che questa vita, l’ha passata alla madre e da lei al figlio». Con questa frase il presidente AIDO Lombardia Corrado Valli ha aperto il pomeriggio colorato di biancorosso, promosso dal Consiglio Regionale stesso e dalla Sezione Provinciale di Bergamo.
Un’esposizione fotografica nell’ambito dei festeggiamenti del 50° di fondazione DOB-AIDO che i passeggeri in transito dallo scalo bergamasco potranno ammirare per due mesi, per passare successivamente al “Papa Giovanni” e infine nei saloni della Provincia. Oltre a mettere in evidenza la strada percorsa dal sodalizio dalla sua nascita nel 1971 ad oggi, la mostra vuole continuare a far maturare nei singoli la consapevolezza, anche in questo periodo di pandemia, dell’importanza del dono e rendere sempre più presente l’AIDO nel tessuto sociale.
Gli onori di casa sono stati fatti dal presidente di “Sacbo” Giovanni Sanga che ha sottolineato come, «nonostante le difficoltà del momento, abbiamo fatto il possibile per accogliere l’evento, condividere il percorso di questo 50° e dare la giusta importanza all’associazione e in particolare a Bergamo che ha dato molto in termini di alta dirigenza alla sua guida».
«Una mostra che ha due linee e due direttrici - ha spiegato Corrado Valli - quella del ricordo, scavando nella nostra memoria, comprenderne le fasi evolutive e le persone che hanno contribuito a fare grande AIDO e quella divulgativa che ci ricorda la nostra finalità: quella di far conoscere i messaggi di solidarietà, disponibilità e apertura all'altro affinché, il bene prezioso della vita, possa proseguire grazie a noi, anche dopo quando noi non ci saremo più». Ha preso la parola quindi la Presidente Provinciale Monica Vescovi che ha ringraziato per l’ospitalità e presentato i prossimi appuntamenti relativi ai festeggiamenti del 50° ha precisato come: «dietro a noi dirigenti ci siano tanti volontari, gente che lavora in silenzio e che rende possibile tutto questo. A loro va il mio grazie e il nostro applauso».
Il presidente Gianfranco Gafforelli ha portato il suo saluto oltre che il ringraziamento per quanto AIDO ha fatto e sta facendo per la comunità: «Un lavoro prezioso, silenzioso, tipico di noi bergamaschi, ma importante per sensibilizzare alla donazione».
«Il nostro è un grande ospedale dove si fanno tanti trapianti - ha commentato il dott. Franco Ferri responsabile coordinamento trapianti al “Papa Giovanni” - ma fino a tanti anni fa la morte di un paziente rappresentava una sconfitta. Oggi vediamo si una sconfitta e tanta tristezza ma anche altrettanta speranza per chi, solo in questi momenti, può trovare una possibilità di rinascita».
Presenti anche: Roberto Pozzi, Omnesanti, Offredi, Rodolfo Rota e Giacomo Gotti che, nel 1971 aiutarono Giorgio Brumat alla nascita del Dob, una associazione per certi versi innovativa per quanto proponeva.
A conclusione il Cav. Leonida Pozzi, storico esponente di AIDO, dopo averne narrato la nascita, ha rimarcato come il lavoro di sensibilizzazione dell’associazione sia rivolto verso il prossimo che soffre al quale va ridata un’esistenza e la vita. «Ho avuto 23 anni fa, un fegato nuovo. Me l’ha donato una donna di 46 anni che con il suo gesto ci ha fatto vivere in cinque. Ho fatto, grazie a lei, 23 anni di vita bellissima e meravigliosa e sono qui a testimoniarla grazie a meravigliosi medici. Posso dire che da allora la presenza di AIDO all’interno dell’Ospedale, con la sua azione di collaborazione, di stimolo e aiuto con borse di studio, ha contribuito a far diventare l’Ospedale di Bergamo un’eccellenza europea. Guardando queste fotografie, pensate ai primi anni di vita, alle difficolta che si incontravano quando la gente sentendo parlare di donazione faceva gestacci. Oggi Bergamo è un patrimonio, ricco di volontariato puro, sincero con la voglia di aiutare gli altri e con la soddisfazione di coricarsi la sera dicendo “Oggi la mia giornata è stata riempita dalla consapevolezza di aver tolto la sofferenza a qualcuno”».Mario Dometti