Il Famedio del cimitero monumentale di Bergamo

PROGRAMMA TRASLAZIONE SALMA DI GIORGIO BRUMAT AL FAMEDIO DEL CIMITERO MUNUMENTALE DI BERGAMO

Flavia Petrin – Presidente AIDO Nazionale e l’Assessore Giacomo Angeloni scoprono la lapide di Giorgio Brumat

Non tutti sono a conoscenza che AIDO sia nata nel quartiere cittadino di Monterosso a Bergamo. Giusto quindi il via libera da parte di Palazzo Frizzoni alla richiesta del Consiglio Provinciale e Regionale dell’associazione di poter annettere al Cimitero Monumentale, dentro il Famedio, la salma del Cav. Giorgio Brumat, l’uomo che cinquant’anni fa ha fondato la DOB – Donatori Organi Bergamo – divenuta, dopo un anno e pochi mesi, AIDO nazionale (originariamente con nome Associazione Italiana Donatori Organi). Una notizia accolta con entusiasmo dai tanti iscritti al sodalizio ed in particolare da quelli bergamaschi che vedono così annoverare Giorgio Brumat, friulano di nascita, fra i suoi uomini migliori per aver dato fama alla città che lo ha accolto e chi gli ha permesso di aprire una strada, ancora lunga da percorrere, ma che produrrà sicuramente grandi benefici.

Gli effetti positivi ottenuti dall’attività di AIDO in questi anni sono sotto gli occhi di tutti e l’atto della traslazione del suo fondatore permette di far conoscere ulteriormente questa associazione e tutto ciò che ha fatto, non solo per migliorare la vita di tante persone ma anche, attraverso il trapianto, per averla ridata a chi non ha alternative di cure e guarigione.

L’evento della traslazione, fissato per domenica 13 giugno, sarà organizzato nel rigoroso rispetto di tutte le norme anti-Covid attualmente in vigore. Il programma prevede il ritrovo alle 10 presso il Famedio del Cimitero Monumentale, con la presenza delle autorità civili: Sindaco o Assessore, dei Presidenti di AIDO Nazionale Flavia Petrin, Regionale Corrado Valli, Provinciale Monica Vescovi e di tre rappresentanti con i labari nazionale, regionale e provinciale. Dopo il suono del silenzio e la lettura della preghiera del donatore, il cav. Leonida Pozzi leggerà un breve discorso legato alla figura di Giorgio Brumat. A seguire la benedizione delle spoglie.

Dopo i discorsi ufficiali, alle 10.30, all’interno della Chiesa Ognissanti del cimitero, verrà celebrata la Santa Messa officiata da don Biagio Ferrari della chiesa di San Fermo, accompagnata dal coro di Adrara San Rocco.

L’accesso è garantito fino alla copertura dei 120 posti a sedere previsti all’interno della Chiesa e degli 80 all’esterno.

L’organizzazione chiede ai gruppi comunali di contingentare la partecipazione al rito a due, massimo tre persone.


 

IL FAMEDIO ACCOGLIE LE SPOGLIE DI BRUMAT
FONDATORE DI DOB-AIDO

ARTICOLO DA “L’ECO DI BERGAMO”
di Mario Dometti

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L’omaggio a Brumat nel Famedio del cimitero

ARTICOLO DA “L’ECO DI BERGAMO”
di Mario Dometti

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Il Cav. Leonida Pozzi past Presidente Regionale AIDO

Toccante discorso del Cav. Leonida Pozzi al termine della Santa Messa

TRASLAZIONE DELLE SPOGLIE MORTALI
DEL CAV. GIORGIO BRUMAT
FONDATORE DI DOB E AIDO
NEL FAMEDIO DELLA CITTÀ DI BERGAMO

 

Siamo qui oggi per rendere omaggio all’indimenticabile Giorgio Brumat, fondatore del DOB (Donatori Organi Bergamo) nel 1971 che divenne, sempre per sua iniziativa, AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi; oggi Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule), nel 1973.

Brumat viene oggi accolto tra le figure di particolare prestigio nazionale e internazionale della città di Bergamo, pur essendo nato a Valvasone, in provincia di Pordenone (Friuli Venezia Giulia), perché le fondazioni del DOB e dell’AIDO avvennero nella città di Bergamo.

A lui l’Amministrazione comunale della città di Bergamo, guidata dal Sindaco Giorgio Gori, ha voluto all’unanimità riservare l’eccelso onore a riconoscimento di un operato di alto profilo umano, sociale e morale, che ha reso Bergamo, con AIDO, un punto di riferimento di livello nazionale ed europeo.

Ringrazio la Presidente Provinciale della Sezione di Bergamo, Monica Vescovi, e il Presidente Regionale dell’AIDO Lombardia, Corrado Valli, per avermi affidato questo onorevole incarico di illustrare, seppur brevemente, la figura di Brumat e l’enorme patrimonio civile e sociale, affidato alla nostra comunità.

Ringrazio per la sua significativa partecipazione la Presidente Nazionale AIDO, Flavia Petrin, sempre vicina alla nostra città e particolarmente affezionata al ricordo di Giorgio Brumat, al quale la lega il ricordo dell’amato papà, che proprio dopo un incontro a Bergamo con Brumat decise per la fondazione del Gruppo AIDO nel suo paese di residenza.

Ho cercato di prepararmi al meglio, consapevole che ci vorrebbero libri per raccontare l’avventura di Brumat, le sue origini, il suo radicamento nella nostra provincia. Ho avuto l’onore di conoscere personalmente Giorgio e di essergli amico oltre che di essergli stato vicino in tante avventure associative e socio-sanitarie.

Quello che oggi si dà per scontato in realtà è stato il frutto di intuizioni geniali, addirittura profetiche, portate avanti con la fiducia delle grandi anime, quale fu sicuramente Giorgio Brumat, che si seppe fin da subito circondare di amici fidati e preziosi.

A lui, alla sua straordinaria intuizione germogliata dal suo profondo sentimento di umana solidarietà, noi oggi vogliamo dire il nostro grazie.

Questra nostra Associazione è nata, è stata accudita, difesa e soprattutto amata da Giorgio Brumat.

Sono trascorsi ormai cinquant’anni dalla fondazione del DOB, da quel settembre del 1971 in cui all’oratorio del Monterosso, l’indimenticabile Giorgio lanciò la sua proposta.

Il 14 novembre dello stesso anno nasceva ufficialmente l’Associazione. Pareva a molti una impresa disperata, quella di fondare una Associazione di donatori di organi e, in verità, gli ostacoli da superare furono subito tanti e di difficile gestione, oltre che di vario ordine: morale, scientifico, giuridico, psicologico. Ma la serena e tenace determinazione, frutto dell’intima consapevolezza di essere nel giusto, consentì a Brumat di intraprendere un cammino che pur se spesso disagevole e impegnativo, continua tuttora.

E continua nel segno della solidarietà umana e, in particolare, di quella nuova forma di solidarietà – allora quasi sconosciuta – che vuol dire dare liceità alla donazione di una parte del proprio corpo a favore di una persona, di una sorella o di un fratello nostro simile, che ne ha bisogno per continuare a vivere.

Un gesto gratuito, anonimo, di pura generosità umana e civile. Un gesto che per i cristiani e per tante persone di fedi diverse, esprime, quel concetto che tanto bene ebbe a sintetizzare il santo Giovanni Paolo II: la capacità di “proiettare oltre la morte la vocazione all’amore”.

Nella storia dell’AIDO la figura del fondatore Giorgio Brumat spicca a tutto tondo.

Nella storia personale di chi ha militato, o ancora milita, nell’AIDO, quella figura è impressa in modo indelebile, perché era un uomo generoso e cordiale, che credeva nell’Associazione, da lui voluta con fede incrollabile.

Per AIDO era pronto ad ogni sacrificio, convinto com’era dell’altissimo valore della donazione ma altrettanto convinto della necessità di un impegno totale, volto a creare nei cittadini una “coscienza della donazione” che, seppur mutata dalle radici cristiane e morali, sapesse assumere valore civile e sociale.

Chi ha collaborato con lui non potrà dimenticare le sue doti umane, la sua serenità di giudizio, la sua innata dirittura morale.

In noi bergamaschi, lui friulano, aveva scoperto insospettate qualità che lo spinsero a testimoniare, in occasione del 20° di fondazione dell’AIDO, non solo il suo profondo affetto per Bergamo, sua “città di adozione ed elezione”, ma a dichiarare che solo i bergamaschi avevano quelle doti di riservatezza e generosità indispensabili per rendere possibile la fondazione di una Associazione di donatori di organi, per dare alla stessa l’indispensabile, ulteriore sostegno.

Giorgio Brumat resta il riferimento più alto per la nostra Associazione e, nel suo ricordo, noi commemoriamo oggi i tanti iscritti che, più o meno direttamente, hanno collaborato con lui.

Alla loro fraterna collaborazione, l’AIDO deve particolare riconoscenza, anche per averci offerto l’esempio di come va interpretato il ruolo di coloro che militano in una Associazione di volontariato: con disponibilità totale, con assoluto disinteresse, con cuore aperto ad accogliere, senza esitazioni di sorta, la richiesta di aiuto di chi soffre e ha bisogno di noi.

Oggi sentiamo nel cuore risuonare le parole di Giorgio quando “ad aumentare l’entusiasmo, alimento di una Associazione di volontariato”.

Confermerebbe così quanto ebbe a dire nel suo intervento all’Assemblea nazionale di Fiuggi due giorni prima di morire:

“Noi portiamo un’idea per molti oggi ancora nuova, ma noi l’abbiamo maturata, quindi cerchiamo di caricarla sempre di più. Dobbiamo ricordarci che non lavoriamo per noi, che non abbiamo mai lavorato per noi, ma che lavoriamo per gli altri. Per gli ammalati in particolare”.

Oggi ricordiamo commossi il fondatore dell’AIDO, amico carissimo e prezioso, e facciamo nostre le sue idee, la sua visione di una umanità più giusta e solidale.

Il suo esempio continui ad essere di sprone a tutta l’Associazione a procedere, in unità e concordia, nel cammino che non è ancora concluso.

Il raccogliere queste sue esortazioni e tradurle in concreta opera è, quindi, il modo migliore per tenere viva la memoria di Giorgio Brumat e rendere fecondo il suo esempio.

Caro Giorgio, ti sappiamo là dove tutto è luminosa pace, accanto a chi ti ha preceduto e amato.

Così come ci è di conforto sapere che la tua volontà di donare è stata rispettata e le tue cornee hanno consentito ad altri di riacquistare la vista.

“Gli occhi di un uomo che ha saputo guardare avanti, continueranno a guardare lontano”.

Grazie Giorgio per quello che ci hai insegnato, per averci trasmesso la grande responsabilità di portare avanti il tuo progetto.

Per noi sarà anche questo un modo per non dimenticarti e per continuare con il massimo impegno, quell’impegno che tu hai sempre profuso, a far vivere lo spirito più nobile della nostra Associazione.

Caro Giorgio, oggi riposi in eterno in questo luogo sacro e nobile. Il tuo volto e il tuo sorriso restano nei nostri pensieri e nei nostri cuori.

Per questo, a nome di tutti, ti dico ancora “Grazie e arrivederci”. Continua ad accompagnarci nel nostro impegno associativo.

“Mandi Giorgio” (*)

Il tuo amico
Leonida

Bergamo, 13 giugno 2021

 

* la parola mandi è una formula di saluto in lingua friulana. È utilizzata come formula di benvenuto/bentrovato, ma soprattutto come formula di commiato.